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Ansaldo Energia, prima di parlare Renzi dovrebbe farsi un giro in azienda

By pellerano_14   /     Ott 20, 2013  /     Economia e sviluppo, Genova  /     ,

Secondo Matteo Renzi: “E’ assurdo che per salvare un’azienda come Ansaldo Energia si metta mano alla Cassa depositi e prestiti, cioè ai soldi della vecchietta o dell’immigrato, cui viene chiesto a propria insaputa di pagare i giochi spericolati di chi ha fatto impresa con i soldi altrui”. Non sono d’accordo, ecco perchè.

Lorenzo Pellerano, consigliere regionale della Lista Biasotti, interviene in merito alle dichiarazioni rilasciate al Corriere della Sera da Matteo Renzi, sindaco di Firenze e grande favorito nella corsa alla segreteria nazionale Pd, in merito alla possibilità di una partecipazione in Ansaldo Energia della Cassa Depositi e Prestiti.

«Rimango sorpreso dalle parole di Renzi – afferma Pellerano – perché tradiscono la poca conoscenza della vicenda Ansaldo Energia. I dati parlano chiaro: non si tratta affatto di un’azienda in cerca di salvataggi. Al contrario: da Finmeccanica è stata inserita fra i “gioielli” da vendere per fare cassa. Per di più Ansaldo Energia opera in un asset strategico per il Paese ed è determinante in termini di presenza dell’Italia, a livello mondiale, in un settore chiave del presente e del futuro, cioè l’energia.

Se Renzi decidesse di intervenire nuovamente sul tema, gli consiglierei di fare prima una visita in azienda per raccogliere maggiori informazioni.

Se questa risulterà essere l’antifona della nuova gestione Pd, sono molto preoccupato. In tal caso, infatti, la Liguria avrà molto da perdere: il nostro tessuto industriale è fortemente caratterizzato da aziende strategiche a partecipazione statale, in primis Ansaldo, Finmeccanica e Fincantieri. L’approccio al tema non può essere così approssimativo: l’Italia – e non solo la Liguria – ha un patrimonio industriale da salvaguardare e occorre grande equilibrio. L’ingresso di capitali privati in molti casi può essere utile, ma è dietro l’angolo il rischio di perdere pezzi preziosi della nostra economia e del nostro “saper fare”.

Dal punto di vista politico le affermazioni di Renzi sono un vero schiaffo alla terra dei bersaniani convertiti – cioè la Liguria -, un gesto di ingratitudine nei confronti di una classe dirigente che fino a pochi mesi fa era compatta sulle posizioni di Pierluigi Bersani e ora si annovera – nuovamente compatta – fra le fila del sindaco di Firenze. Salvo poi prendere le distanze dalle affermazioni di Renzi.

Mi auguro che a fare le spese dello scontro interno al Pd non sia Ansaldo Energia. Negli ultimi anni l’azionista Finmeccanica ha cercato di liberarsene in diversi modi. Guarguaglini ne mise sul mercato il 45% vendendolo a un fondo americano specializzato nel settore dell’energia, con la promessa della quotazione in borsa. Orsi fece retromarcia scegliendo come acquirente il gruppo tedesco Siemens, quello stesso gruppo che pochi mesi fa ha annunciato 15 mila esuberi. L’attuale amministratore delegato Pansa ha cambiato interlocutore – preferendo i coreani di Doosan – ma non ragionamento: l’obiettivo è rimasto quello di liberarsi del cosiddetto civile, scegliendo di focalizzare l’attività di Finmeccanica nell’aerospazio e difesa. Peccato che trasporti ed energia rimangano settori strategici per il nostro Paese, per di più con prospettive di mercato più incoraggianti rispetto alla difesa.

Alla luce degli eventi successivi mi chiedo cosa avrebbe fatto Siemens di Ansaldo Energia. Nella peggiore delle ipotesi si sarebbe sbarazzata di un piccolo ma fastidioso concorrente e, con la valanga di esuberi annunciata, avrebbe dovuto tagliare molto personale in periferia per salvare il cuore dell’azienda. Cosa sarebbe successo cedendo interamente Ansaldo Energia, compreso il 45% statunitense, a Doosan? Difficile immaginarlo. Alcuni garantiscono che i coreani avrebbero investito su Ansaldo Energia e che avrebbero aperto nuovi mercati. Peccato che Doosan non abbia mai proferito verbo in proposito: non ha mai comunicato le sue intenzioni, non ha mai offerto un piano industriale. Stesso difetto imputabile anche ai tedeschi di Siemens.

È essere contro la contendibilità degli asset strategici chiedere all’acquirente estero cosa vuol fare con una tua azienda? È essere contro il libero mercato pretendere di conoscere le intenzioni al momento dell’offerta, quando in ballo ci sono migliaia di posti di lavoro e un indotto notevolissimo nel Paese e sul territorio?

Come ho già avuto modo di affermare in consiglio regionale condivido la linea adottata dal Governo e supportata in modo unanime a livello ligure.  Si è scongiurata la vendita – o svendita – a un soggetto estero che mai ha comunicato le sue intenzioni alle istituzioni, ai sindacati, a Finmeccanica. In breve, al Paese. Ora la Cassa Depositi e Prestiti avrà il tempo ragionevole per costruire un percorso per l’azienda. E i percorsi sono fatti di piani industriali, di valutazioni nel merito, di decisioni messe nero su bianco, davanti al mercato, magari con una gara internazionale e non con vendite “private”. 

Di fronte a un quadro tanto complicato le parole di Renzi appaiono troppo semplicistiche, facile propaganda sulla pelle di un’azienda che sta sul mercato e si sa difendere bene. Parole oggettivamente imbarazzanti per il Pd ligure, preoccupanti per migliaia di lavoratori di aziende strategiche che in Liguria hanno sede e stabilimenti».

Dai giornali di oggi

pellerano renzi ansaldo giornale 20.10.2013

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