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No al pessimismo di Doria, Genova merita un futuro

By pellerano_14   /     Mag 04, 2012  /     Genova, Porti e Infrastrutture  /     0 Comment

 

Il tema più importante in vista delle prossime elezioni e decisivo per le sorti di Genova nei prossimi anni, è quello delle infrastrutture, principale mezzo per riportare lavoro a Genova. Lavoro e porto sono inscindibili e il porto per funzionare ha bisogno di nuovi collegamenti perché quelli odierni sono inadeguati già oggi, tanto più lo saranno con l’aumentare dei traffici. Dobbiamo riconoscere queste priorità oggettive e realizzare quelle opere pronte a partire (Terzo Valico e gronda) che ci possono garantire un futuro. Genova ha costruito la sua storia e la sua prosperità intorno al porto: qui nascono, si tramandano e crescono competenze, professioni, lavoro operaio, lavoro artigiano ed una solida borghesia.

E la posizione geografica di Genova non è casuale: è lo sbocco naturale per i traffici provenienti dal Nord Italia e anche dalla Svizzera e dalla Baviera. Oggi intorno al porto lavorano decine di migliaia di persone: dipendenti dei terminal e della Compagnia Unica, camionisti, spedizionieri, agenti marittimi, periti, assicuratori, brokers, armatori, lavoratori di bordo. Tutto il lavoro che vive grazie al porto rimarrà a Genova e crescerà solo se i traffici rimarranno a Genova e avranno nuovi servizi. Per tenere le posizioni e crescere, l’unica risposta sono le nuove infrastrutture, perché, aumentando i volumi, i collegamenti attuali non reggono. E’ quindi necessario costruire un nuovo tratto di autostrada che da Voltri “salti” i caselli di Pegli, Aeroporto e Genova Ovest: è la famosa “Gronda di ponente”, che oltre a velocizzare il movimento merci, eviterà il collasso del traffico urbano, con positive ricadute anche in termini di inquinamento.

Su questo tema ho sentito l’affermazione di Marco Doria che più mi ha preoccupato di tutta la campagna elettorale e che impone una presa di posizione. A Radio Babboleo Doria ha dichiarato: “ritenere prioritaria un’opera che vedrebbe il suo completamento nel prossimo decennio l’ho ritenuto il frutto di un approccio molto ideologico, mentre io mi sono sforzato di ragionare su assolute priorità che possano dare risultati positivi alla mobilità genovese privata dei cittadini e delle merci nel 2013, nel 2014, nel 2015” (per sentire l’audio clicca qui). Questa affermazione teorizza il contrario di ciò che la politica dovrebbe fare: Doria pensa al breve periodo e forse al consenso facile ed immediato, disinteressandosi del nostro futuro, dei frutti che raccoglieranno – o non raccoglieranno – le prossime generazioni.

La risposta a Doria l’ha data il porto di Genova con dati certi: nell’ultimo mese (marzo 2012) ha segnato il record storico nel traffico dei containers (più di 178.000) e posso dire con certezza che il potenziale attuale è di gran lunga superiore e che quando saranno pronti i nuovi moli (Bettolo, Ronco Canepa) i numeri cresceranno in modo esponenziale (3 milioni di container all’anno sono raggiungibili). Di fronte al surreale dibattito sulla necessità di infrastrutture, il porto sembra quasi parlare: io continuo a crescere, vedete voi se castrarmi e castrare il futuro della vostra città! Secondo me è questa la posta in gioco nella scelta del Sindaco, qui si gioca il destino della mia generazione.

Doria poi non dice una cosa molto importante e che i genovesi devono sapere: la Gronda non è un’alternativa ad altre proposte per migliorare la viabilità, perché la gronda verrà pagata da Società Autostrade e non graverà sul bilancio del Comune. Su questo tema la posizione di Pierluigi Vinai e della sua coalizione è sempre la stessa e non si presta ad ambiguità: occorre valutare attentamente tutte le osservazioni ed adottare le varianti necessarie, ma non esiste l’opzione zero, la gronda va fatta perché non si può bloccare lo sviluppo della città.

Io non sono pessimista, non mi rassegno al declino di Genova, porto avanti queste mie idee nell’interesse di tutti, sapendo che i frutti del mio lavoro di oggi si vedranno tra 10 o 15 anni e anche se i cittadini di domani non sapranno esattamente che sarò stato io o qualcun altro a battersi per questo, non importa. Ho il dovere di battermi per un futuro migliore, altrimenti non farei politica. Cerco di farlo con il massimo rispetto per chi la pensa diversamente da me, ma senza desistere dai progetti in cui credo per il bene della città. Mi auguro che la gente vada a votare libera da ideologie guardando con realismo ai problemi e alle soluzioni proposte. Penso che Genova meriti uno scatto verso il futuro, liberandosi dall’incubo del declino.

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