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“Il suicidio ferroviario di Genova”, altre notizie.

By pellerano_14   /     Feb 10, 2014  /     Economia e sviluppo, Genova, Porti e Infrastrutture  /     0 Comment

Su Ship2Shore (rivista on line dedicata al mondo dello shipping) di oggi la vicenda del ponte della strada a mare col nuovo viadotto troppo basso che ostacola i treni merci del porto di Genova. L’ho denunciato la settimana scorsa e lo porterò – spero presto – all’attenzione della Giunta regionale. 

Venti di guerra sul suicidio ferroviario di Genova

di Andrea Moizo

Operatori portuali in cerca di responsabili per la nuova strada di scorrimento mal calcolata che impone gravi limitazioni al traffico su rotaia dello scalo

C’è un treno fuori controllo lanciato a tutta velocità sul porto di Genova. Un treno metaforico e carico di guai, perché di treni veri il porto di Genova rischia di vederne sempre meno, anche se questo non è l’unico danno che potrebbe scaturire dalla realizzazione della nuova strada a mare di scorrimento veloce, in via di ultimazione fra Sampierdarena e l’Aeroporto. “Solo a Genova nel 2013 si fanno raccordi ferroviari in pendenza” racconta sconsolato il terminalista portuale Ignazio Messina, illustrando come l’insufficiente altezza del nuovo sovrappasso che corre sulla linea ferroviaria di ingresso al porto abbia costretto ad abbassare il tracciato dei binari sotto il livello di banchina, creando un avvallamento a dir poco problematico. “La pendenza del binario che porta al terminal Messina si attesta tra l’8 e il 12 per mille. Questo comporta criticità per treni di peso particolarmente elevato oltre che in caso di rilevante umidità” spiega infatti Guido Porta, amministratore delegato di FuoriMuro, la società che effettua le manovre ferroviarie in porto. “Ne conseguono – continua Porta – tempi di lavoro raddoppiati e necessità di utilizzare due locomotori, con evidente aggravio di costi”. Un effetto che peraltro colpisce tutti i terminalisti, perché l’asta ferroviaria in questione è utilizzata per manovrare e comporre i convogli di tutto lo scalo, dal momento che l’unico parco ferroviario in funzione è appunto quello parallelo a Lungomare Canepa, essendo il Campasso ancora in via di ristrutturazione. Il rischio è quello di disincentivare ulteriormente la modalità ferroviaria, già poco attraente da un punto di vista economico, e di rendere in generale meno appetibile lo scalo. Resta da capire come sia stato possibile un simile esito.

“Il progetto, affidato alla controllata del Comune Sviluppo Genova, risale a una decina d’anni fa, ma a noi furono sempre mostrate planimetrie prive dello sviluppo altimetrico, sicché ci siamo accorti del problema solo osservando la realizzazione dell’opera” ricostruisce Messina. L’approvazione definitiva arrivò nel febbraio 2008 dalla Conferenza dei Servizi, cui parteciparono non solo gli enti locali e Sviluppo Genova, ma anche, fra gli altri, RFI (Rete Ferroviaria Italiana) e Autorità Portuale. Dalla società del gruppo Ferrovie dello Stato è stato impossibile sapere se il progetto nascesse con l’avvallamento – e quindi la responsabilità sia attribuibile a chi (la Conferenza dei Servizi) ha avallato il disegno – o se si sia trattato invece di un problema sorto in corso d’opera, con responsabilità quindi di chi l’ha eseguito. “All’epoca non ero presidente e quindi mi rimane difficile ricostruire la storia” risponde invece Luigi Merlo, vertice dell’Authority. Che al tempo era però assessore regionale ai trasporti: “Ma alla Conferenza partecipano i tecnici. Comunque è evidente che la responsabilità è di Sviluppo Genova”. Quindi del Comune, che per bocca del vicesindaco Stefano Bernini (irraggiungibile per un commento la scorsa settimana), già a fine anno aveva precisato come “il parere positivo al progetto fosse stato espresso da tutti gli enti interessati, compresa l’Autorità Portuale”. Insomma, uno scaricabarile di cui ha appena chiesto conto mediante interrogazione alla Giunta Regionale il consigliere Lorenzo Pellerano. Ma oltre che politica la battaglia rischia di diventare legale. “Faremo richiesta di accesso agli atti e se verificheremo che l’Autorità Portuale ha approvato il progetto così come è stato realizzato, ci rivarremmo su di essa per coprire i costi aggiuntivi risultanti” minaccia Messina, mentre Porta rivela di aver sollevato presso l’Authority, concedente il sevizio di manovra, “unariserva sul contratto, giacché le condizionipreviste dal bando di gara sono mutate insenso peggiorativo. Per ora non abbiamoavuto risposta”. Ma anche in questo caso il rischio è che ci si rivalga sull’Authority.

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La mia denuncia su Il Giornale

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