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Genova non può perdere Ingegneria Navale

By pellerano_14   /     Apr 19, 2013  /     Genova, Lavoro e formazione  /     0 Comment

Una cartolina raffigurante lo storico transatlantico Michelangelo, interamente progettato e costruito a Genova.

Il dibattito sui giornali dopo il mio allarme sul trasferimento da Genova della facoltà di Ingegneria Navale.

Le mie considerazioni sulla vicenda e sul memorandum che deve essere sottoposto a discussione.

Il trasferimento del corso di Ingegneria Navale alla Spezia qualche giorno fa sembrava solo l’auspicio di qualche autorità locale spezzina ma ora appare una possibilità fondata. Infatti secondo un documento che ho acquisito in questi giorni è evidente come il progetto di trasferire il corso di laurea sia già in fase avanzata. Il documento, che nelle prossime settimane sarà sottoposto all’attenzione del Cda dell’Ateneo genovese, mette nero su bianco tutte le modalità dell’operazione di spostamento.

Il memorandum, che a breve potrebbe ottenere la firma di tutti i potenziali sottoscrittori, sigla l’intesa tra Ministero della Difesa, Ministero dell’Istruzione, Regione Liguria, Comune della Spezia, Distretto delle tecnologie marine e Fondazione Promostudi della Spezia per la costituzione del Polo Universitario Marittimo della Spezia. Secondo quanto leggo, l’operazione, a livello economico, sarebbe resa possibile da un trasferimento alla società Promostudi della Spezia di 4,5 milioni di euro di Fondi Fas, inizialmente destinati al mantenimento dei poli universitari decentrati.
Siamo davanti a un tragico errore strategico: davvero la giunta Burlando intende avallare l’ipotesi che il principale porto italiano sia privato del corso di Ingegneria Navale? Occorre fermarsi e valutare, insieme a tutte le parti interessate a livello regionale, le conseguenze, soprattutto negative, che un’operazione di tale portata avrà sicuramente sul nostro territorio.
Vorrei ricordare che il corso di Ingegneria Navale è l’erede di quella Regia Scuola Superiore Navale che nel 1870 fu fondata nel capoluogo ligure non a caso ma per l’importanza che lo scalo ricopriva allora e ricopre ancora oggi. A Genova operano innumerevoli attività connesse all’ingegneria navale: società di navigazione, registri navali, studi professionali, cantieri, assicurazioni e centri di ricerca navale. L’appeal di Ingegneria Navale rischierebbe di indebolirsi se fosse allontanata da Genova e dal suo porto, attorno al quale vive un’economia che, nonostante la crisi, dà oggi lavoro a circa 30mila persone ed è il principale riferimento dell’Italia dello shipping nel mondo. Genova, non dimentichiamolo, è anche la città baricentrica sia per tutto il bacino degli studenti liguri sia per quelli, e sono tanti, provenienti dal Basso Piemonte: pensiamo che oggi a frequentare la Facoltà sono per il 50% ragazzi “fuori sede. Questa vicenda fa poi emergere un grave dato politico: la mancanza di confronto su di una decisione strategica fondamentale. L’accordo per il trasferimento di Ingegneria Navale deve essere sottoscritto anche da un rappresentante della Regione, ma fino ad oggi il tema non è mai stato affrontato in Consiglio Regionale. Ritengo quindi doveroso che – per rimediare alla mancanza di condivisione fino a ora dimostrata dalla giunta Burlando – sia aperta una discussione in merito nelle commissioni competenti coinvolgendo tutte le parti interessate.
Auspico infine che la giunta si attivi al più presto per supportare la proposta di Fincantieri che ha manifestato la disponibilità a ospitare nel cantiere di Sestri Ponente i laboratori di Ingegneria navale. Nel frattempo Genova deve costruire intorno a questa proposta un disegno per il rilancio di un corso di studi strategico per la città, supportando l’offerta didattica del corso e mettendo a sistema le immense competenze, professionalità e risorse presenti in questo settore nel capoluogo ligure. Perdere Ingegneria Navale significherebbe perdere un pezzo importante del nostro futuro.
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Le foto di Via Ventotene prima del crollo

By pellerano_14   /     Apr 05, 2013  /     Ambiente e territorio, Genova, Sanità e Sociale  /     0 Comment

Come testimoniano questi articoli , negli ultimi tempi mi sono occupato più volte dei problemi del Lagaccio, un quartiere troppo trascurato. Dalla scongiurata chiusura dei servizi socio-sanitari, alla riqualificazione della Caserma Gavoglio, sempre promessa e mai realizzata, con il rischio che lo stato di abbandono si traduca in un pericolo per i residenti.

E probabilmente se non fosse stato perso tanto tempo sulla riqualificazione dell’ex caserma Gavoglio, la frana di via Ventotene si sarebbe potuta evitare e oggi non avremmo 60 famiglie sfollate. Per anni si è parlato del Lagaccio solo quale possibile sede – la più sbagliata – della moschea. Ora si deve dare priorità alla messa in sicurezza di un quartiere che negli anni ha subito una cementificazione a dir poco selvaggia e una scarsa attenzione ai servizi per i  residenti.  Come ho detto qualche settimana fa in un’interrogazione presentata in consiglio regionale, la “valorizzazione” della caserma Gavoglio, da tre anni stoppata tra le maglie della burocrazia e le sabbie mobili della politica genovese, sarebbe stata un buon punto di partenza per riqualificare un’area di 70mila metri quadri, completamente abbandonata da quasi trent’anni. Come ha segnalato il comitato a difesa del quartiere “Voglio la Gavoglio”, già nell’ottobre 2010 si era verificato uno smottamento sul versante opposto a quello interessato dalla frana di via Ventotene, proprio sotto la carreggiata che costeggia l’area dell’ex caserma. Probabilmente se – dopo quel crollo – fossero stati fatti sopralluoghi e verifiche tecniche, l’ultima frana sarebbe stata evitata.  Sono soddisfatto che anche il sindaco Doria si sia mobilitato a favore delle famiglie sfollate di via Ventotene, rassicurandole sul rientro in tempi brevi nelle proprie abitazioni, tuttavia, non posso fare a meno di ricordare che, per un’analoga circostanza, da quasi un anno e mezzo, sei famiglie nel quartiere di Borgoratti, in via Bocciardo 1, sono fuori casa, ospitate da amici e partenti o in affitto. Mi auguro che una soluzione positiva sia trovata dalle istituzioni nel più breve tempo possibile per tutte le famiglie evacuate. Infine auspico che comincino al più presto serie verifiche sul territorio per prevenire frane e smottamenti, a partire dai quartieri a più alta criticità, compreso l’intero perimetro della Gavoglio».

Proprio durante un sopralluogo alla Gavoglio ho scattato dall’alto questa foto dell’area, che sul lato sinistro a media altezza, inquadra anche il muraglione di Via Ventotene.

Dopo il crollo, sono ritornato a vedere la foto per verificare se avessi inquadrato anche il punto del disastro e mi sono accorto che proprio in corrispondenza della frana, dove il muro di contenimento fa angolo, c’era una crepa vistosa.

Queste immagini sono uscite oggi su alcuni quotidiani

su Il Secolo XIX

su Il Giornale

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