Ho presentato alla stampa, e riporto di seguito integralmente, un documento in cui riassumo – attraverso i richiami a verbali, delibere e sentenze – tutta l’intricata vicenda della vendita degli immobili da Regione Liguria ad ARTE, iniziata a fine 2011 ed esplosa a luglio 2014, quando l’operazione non ha superato il giudizio di parifica della Corte dei Conti Sezione regionale di Controllo per la Liguria.
La relazione della Corte sul rendiconto generale della Regione Liguria dedica oltre 30 pagine alla vicenda di ARTE. Il giudizio è impietoso.
Aver deciso di zavorrare il bilancio di Arte significa zavorrare il futuro di tante famiglie. Meno risorse per l’edilizia residenziale pubblica significano meno manutenzioni e meno alloggi da assegnare a tanti genovesi che non ce la fanno più ad arrivare alla fine del mese, che non riescono più a pagare affitto, bollette, a mantenere i figli. E questo nel mezzo di una crisi economica epocale.
Una storia complessa e con tante sfaccettature. Di certo – direbbe un tale – una storia sbagliata.
La Giunta Burlando, ARTE e la roulette russa.
Il racconto tratto da una storia – purtroppo – vera, con alcune chiose dell’autore.
Di Lorenzo Pellerano (Consigliere Regionale della Lista Biasotti)
Premessa
Prima dell’estate l’Assessore al Bilancio della Regione Liguria Pippo Rossetti, dopo avermi sentito intervenire per l’ennesima volta sulla vicenda Regione – ARTE, ha sbottato “Pellerano, oltre che l’avvocato ed il Consigliere Regionale, ora fai pure il romanziere!”. Come a dire che nel descrivere le numerose pagine oscure di questo “affaire” il sottoscritto avrebbe lavorato di fantasia.
Purtroppo non è così e i fatti che ho cercato di denunciare nel corso degli anni sono tutti veri, ma le parole dell’amico Rossetti mi hanno fatto venire la voglia di scrivere un po’. Non un romanzo, solo un breve racconto. Spero che all’Assessore piacerà, attendo la sua recensione.
Nelle pagine che seguono ho tentato di descrivere la vicenda della vendita degli immobili da Regione Liguria ad ARTE, attraverso le carte, le delibere, i verbali, le sentenze…
Non sempre è stato facile ricostruire i diversi passaggi, anche perché la Giunta Burlando è stata spesso avara di spiegazioni e giustificazioni, nonostante molteplici interrogazioni e richieste in tal senso. Per di più fino a pochi anni fa le delibere delle ASL erano soggette a pubblicazione on line per soli 15 giorni. Se nel 2011 – 2012 non avessi stampato subito molti documenti non avrei potuto consultarli successivamente poiché allora le delibere avevano una scadenza, dopo due settimane scomparivano dalla rete. Proprio le difficoltà incontrate nel ricostruire il percorso di approvazione di questa complessa operazione mi hanno spinto a richiedere più volte – e alla fine ad ottenere – la pubblicazione on line delle delibere delle a tempo indeterminato.
Sono ben consapevole che quanto segue non verrà letto da molti, ma penso sia giusto mettere a disposizione di chi vuole approfondire questa storia (addetti ai lavori, giornalisti, cittadini…) la sintesi del mio lavoro in materia, portato avanti negli ultimi anni come Consigliere Regionale di opposizione.
Ho pensato di esporre i fatti in ordine cronologico, anche se molti passaggi li ho potuti ricostruire o comprendere appieno solo a posteriori, a distanza di anni.
Ognuno può farsi la propria opinione, la mia è che si tratta di una delle pagini più infelici della politica e della gestione amministrativa e contabile nella storia recente della Regione Liguria.
Attendo di leggere le motivazioni con cui la Corte dei Conti a Sezioni Unite ha respinto il reclamo della Regione per inammissibilità, ma non è necessario attendere tanto per esprimere un giudizio politico.
E dal punto di vista politico l’operazione è comunque indifendibile: trasferire i debiti della Regione all’ente strumentale che si occupa di far fronte all’emergenza abitativa di migliaia di famiglie nella provincia di Genova contraddice ogni affermazione di facciata a riguardo dell’attenzione al sociale e della difesa delle fasce deboli. Scaricare su ARTE il rischio che la vendita degli immobili delle Asl e della Regione non vada a buon fine significa mettere a rischio i conti dell’ente regionale a cui è affidato il compito più delicato in un periodo di grave crisi economica come quello che stiamo attraversando. Altro che giustizia sociale, altro che solidarietà! Una roulette russa sulla pelle dei più deboli.
Detto questo… buona lettura!
I protagonisti.
Occorre partire dalla veloce presentazione dei protagonisti di questo racconto, e dei rispettivi ruoli.
Regione Liguria: da oltre 9 anni guidata da Giunte Burlando è la grande regista (o come dice la Corte dei Conti l’assoluta regista) dell’operazione. Nonostante innumerevoli contestazioni (opposizione, Municipio Levante, Comune di Genova, comitati di cittadini, ispettori del Ministero dell’Economia e della Finanza, Corte dei Conti…) prosegue imperterrita sulla sua strada. Peccato che – almeno a parere mio, ormai non solo a parere mio – si tratti di una strada che non porta in un bel posto.
ARTE Genova: secondo quanto risulta dall’art. 1 dello Statuto dell’Azienda Regionale Territoriale per l’Edilizia della Provincia di Genova si tratta di un ente pubblico strumentale della Regione Liguria dotato di autonomia imprenditoriale, patrimoniale e contabile. La prima finalità dell’Azienda riportata nello statuto è “quella di provvedere al miglioramento delle condizioni abitative della popolazione ed al soddisfacimento della domanda abitativa espressa dalla stessa con particolare riferimento alla domanda proveniente dalle fasce sociali a minor reddito.” (Art. 1, comma 2 dello Statuto). In parole più semplici il compito primo di ARTE è noto a tutti gli addetti ai lavori: realizzare, mantenere e ristrutturare immobili di Edilizia Residenziale Pubblica per gestire il sistema delle “case popolari”. Viene da chiedersi dove sia traccia di questa finalità nei fatti che vado a descrivere.
Il tema del rapporto (giuridico e di fatto) esistente fra Regione Liguria ed ARTE Genova è particolarmente significativa per comprendere a pieno questa vicenda; bisogna quindi tenere presente che: a) l’Amministratore Unico di ARTE è “di nomina regionale” (Art. 11 dello Statuto), b) il Collegio dei Revisori di ARTE è composto da tre membri “nominati dalla Giunta Regionale” (art. 19); c) il bilancio pluriennale di attività dell’Azienda è redatto “in conformità allo schema-tipo approvato dalla Giunta Regionale” e “il bilancio di previsione, le relative variazioni e l’assestamento vengono (…) trasmessi alla Giunta regionale per il controllo…” (art. 33). In sintesi: parrebbe che Regione Liguria sia in grado di esercitare una certa influenza su questo ente strumentale!
Giugno 2011: l’ipotesi di una cartolarizzazione avvalendosi di ARTE
Il percorso di dismissione degli immobili della ASL di cui tanto si è discusso negli ultimi anni parte da lontano, sin dalla legge 22 del 24 dicembre 2010 (legge Finanziaria 2012) che – agli art. 22 e 23 conteneva specifiche disposizioni in materia.
La deliberazione della Giunta Regionale n. 682 del 17 giugno 2011 chiarisce quale fosse il ruolo di ARTE come disciplinato dai detti articoli:
“La legge regionale 24.12.2010 n. 22 (…) prevede:
-
La possibilità per la Giunta regionale di realizzare, mediate l’ARTE di Genova anche attraverso FILSE S.p.A., operazioni di cartolarizzazione dei proventi derivanti dalla dismissione del patrimonio immobiliare regionale e di quello degli enti appartenenti al servizio sanitario regionale”.
Oggi la Giunta Regionale si spertica a qualificare l’operazione ARTE come una semplice vendita, ma una cosa è chiara: in origine doveva essere una cartolarizzazione. E- almeno a parere della Corte dei Conti ligure, ma anche mio – è rimasta una cartolarizzazione.
16 settembre 2011: la Giunta regionale emana gli indirizzi in materia di patrimonio immobiliare. Giusto in tempo per non applicarli.
A settembre 2011 – con la deliberazione 1137/11 la Giunta Burlando approva i nuovi indirizzi in materia dii gestione del patrimonio immobiliare degli enti appartenenti al settore regionale allargato e degli enti strumentali di Regione Liguria. I criteri cardine che vengono affermati negli indirizzi sono – giustamente – quelli dell’economia, dell’efficacia, della pubblicità e della trasparenza.
Col senno di poi è curioso volgere lo sguardo alle vicissitudini che hanno riguardato la dismissione del patrimonio immobiliare negli ultimi tre anni alla ricerca di questi criteri. La Giunta ritiene di averli rispettati?
E ARTE Genova ritiene di aver rispettato il punto “2. Acquisizione” degli indirizzi fissati dalla Giunta ?
Il punto .2. recita: “L’acquisto a titolo oneroso di immobili è ammesso esclusivamente ove esso sia destinato all’uso diretto del bene per il perseguimento delle finalità istituzionali dell’ente. L’immobile dovrà quindi essere ascrivibile al patrimonio indisponibile dell’ente medesimo.
L’acquisto di un immobile si pone a conclusione di un procedimento la cui origine è costituita dalla rilevazione del fabbisogno. (…)”.
Come leggerete fra poche righe nel caso in esame è difficile affermare che l’acquisizione di patrimonio regionale fosse funzionale ad un fabbisogno di ARTE Genova, è stato piuttosto funzionale al fabbisogno della Giunta Burlando di incamerare rapidamente risorse da impiegare in tempi rapidi a copertura del disavanzo della Sanità 2011 (144 milioni e 239mila Euro da reperire entro il 31 dicembre 2011).
Di certo non si è trattato di un’iniziativa partita dall’Amministratore Unico di ARTE a seguito di una rilevazione del bisogno –urgentissimo – di case popolari!
9 e 15 Novembre 2011: Regione Liguria costringe ARTE a mangiarsi la minestra dell’acquisto degli immobili.
Per quanto riguarda l’ ”affaire roulette russa” l’influenza di Regione Liguria su ARTE è stata esercitata – sia ben chiaro legittimamente – per la prima volta in occasione delle due riunioni del 9 e 15 Novembre 2011. Secondo quanto l’Amministratore Unico di ARTE ha avuto modo di spiegare – su domanda del sottoscritto – in occasione di un’audizione in Commissione Bilancio, in quei giorni ARTE è stata convocata in Piazza De Ferrari (sede della Giunta Regionale, grande regista) per partecipare alle prime riunioni della “Cabina di Regia”.
Durante la prima riunione ai rappresentanti di ARTE è stato spiegato che per pervenire al ripianamento del disavanzo 2011 della sanità ligure la sola soluzione percorribile era rappresentata “dalla vendita dei beni di proprietà delle azienda sanitarie ad A.R.T.E. entro il 31 dicembre 2011”. Si noti, era il 9 Novembre 2011. Poco più di un mese per portare a termine un’operazione immobiliare da 100 milioni di Euro (a tanto sarebbe arrivato il prezzo complessivo degli immobili). Che tempismo e che metodo questa Giunta Burlando!
Ma Regione Liguria non aveva fatto i conti con la fiera autonomia di ARTE e la risposta dell’Amministratore Unico non si è fatta attendere. Nel corso della stessa riunione l’ing. Augusti ha messo i puntini sulle i e opposto resistenza.
Merita di essere citato testualmente il verbale, poiché documenta che le contestazioni ed i rischi rilevati dalla Corte dei Conti a metà 2014 erano noti a tutti già nel Novembre 2011: “L’ing. Augusti rappresenta che A.R.T.E. ha in corso un piano di alienazioni con destinazione dei proventi a manutenzione straordinaria del proprio patrimonio e presenta il bilancio in equilibrio. Rappresenta che l’acquisto del complesso dei beni delle aziende sanitarie per 65-70 milioni di euro comporterebbe grave pregiudizio per il bilancio di A.R.T.E. oltre a responsabilità personali dell’Amministratore Unico…”.
Le stesse preoccupazioni e perplessità sono state ribadite dall’Amministratore di ARTE in occasione della seconda riunione della Cabina di regia, il 15 Novembre 2011.
Peccato che alla fine ARTE abbia pagato più di 100 milioni il patrimonio dismesso da Asl e Regione!
22 Novembre 2011: Vendita di Quarto, i conti non tornano.
Intanto la Regione va avanti e ordina alle Asl di preparare l’elenco degli immobili da dismettere. Il tempo è tiranno e la scadenza del 31 dicembre si avvicina…
Con la delibera 1265 del 22 novembre 2011 la Asl 3 predispone l’elenco delle strutture alienabili in base al programma della Regione. Per quanto riguarda l’area dell’ex Ospedale Psichiatrico di Quarto la Asl 3 fa presente che a quella data erano lì presenti “425 unità di personale con professionalità e funzioni diversificate”. A Quarto trovavano sede le seguenti strutture: numerosi uffici, un’officina, una struttura di sterilizzazione, una farmacia, la Direzione di Salute Mentale, il servizio delle cure palliative e delle cure domiciliari, un SERT, uffici dell’Igiene Alimentare, due comunità di assistenza per disabili (15 posti letto residenziali, 15 semiresidenziali), il polo per la formazione del personale Asl 3, un polo riabilitativo con palestre attrezzate, il Centro per i Disturbi Alimentari, il Centro diurno Basaglia per l’assistenza di 45 utenti psichiatrici, una Residenza Sanitaria Assistenziale con 70 posti letto per pazienti psichiatrici e 25 utenti del Centro Diurno, una Residenza Sanitaria Assistenziale per anziani con 110 posti letto ed infine le cucine della Asl 3 per il Levante. Insomma , la prima impressione non era proprio quella di un’area completamente dismessa.
E poi i costi. La stessa delibera 1265/2011 della Asl mette in luce come il trasferimento di tutte le funzioni sopra elencate avrebbe comportato costi per 13.250.000 Euro in caso di acquisto di altri immobili, costi per 2.250.000 Euro e 550.000 Euro l’anno di affitti in caso di affitto di altri immobili.
Alla luce di questi numeri l’utile per la Regione derivante dalla vendita di tutti gli immobili di Quarto ancora di proprietà di Asl 3 (allora valutati – forse ottimisticamente col senno di poi – 32.593.185,20 Euro) si ridimensionava fortemente fino a meno di 20 milioni di Euro. La Giunta Burlando si è ben guardata dal fornire questi documenti alle Commissioni Sanità e Bilancio, che avrebbero dovuto esprimere un parere circa la ragionevolezza della dismissione. E lo hanno fatto alla cieca.
21-22 Dicembre 2011: Da una parte la mancanza di trasparenza della giunta, dall’altra le modifiche apportate dal Consiglio Regionale alla legge 22/2010 per far in modo che l’operazione ARTE non dovesse essere iscritta al passivo nel bilancio regionale.
L’elenco degli immobili venduti dalle ASL ad ARTE è stato consegnato ai consiglieri il giorno stesso della votazione. Nonostante io avessi chiesto in Commissione Bilancio di far avere a tutti l’elenco degli immobili dismessi ed un piano economico relativo ai ricavi ed ai costi previsti dalla vendita di ciascun immobile, la Giunta non ha fornito i documenti che – come dimostra la delibera ASL n. 1265 del Novembre 2011 esistevano. Evidentemente se i Consiglieri avessero letto quelle carte qualcuno avrebbe espresso delle perplessità. Ma – col senno di poi – la reticenza della Giunta non è bastata!
Contestualmente all’approvazione del bilancio il Consiglio Regionale a dicembre 2011 approva alcune modifiche all’art. 22 della legge 22/2010 che – come detto – contiene norme in materia di Gestione del patrimonio immobiliare degli enti del settore regionale allargato.
In particolare vengono eliminati le previsioni che riguardavano al comma 4 il pagamento di un prezzo differito per il maggior valore derivante da eventuali cambi di destinazione ed al comma 7 l’autorizzazione alla Giunta regionale a concedere anticipazioni di cassa a favore di ARTE. Che combinazione, si tratta di due elementi che la Corte dei Conti ritiene determinanti per distinguere una vendita da un’operazione immobiliare quale la cartolarizzazione (se fossero stati mantenuti la Regione avrebbe dovuto iscrivere immediatamente l’operazione ARTE al passivo nel bilancio regionale) e vengono eliminati pochi giorni prima che la “vendita” si concretizzi.
Noterete peraltro che entrambi questi elementi – prezzo differito e anticipazione di cassa da parte della Regione a favore di ARTE – solo apparentemente escono di scena, sono destinati a tornare protagonisti solo dopo pochi mesi.
22 Dicembre 2011: Profezia di Pellerano o semplice buon senso?
Il mio intervento sul bilancio 2012 dura un’ora e può essere riascoltato sul sito della regione. Ho cercato di ricostruire nel dettaglio diverse operazioni immobiliari della gestione Burlando in materia di sanità (Pratozanino, Quarto, Via Degola, i rapporti incrociati con Fintecna…) e di scongiurare la decisione di vendere ad ARTE, per di più “al buio”, gli ultimi pezzi di patrimonio disponibile delle ASL. In particolare mi sono soffermato sulle molte ragioni per cui ritenevo irragionevole la vendita di Quarto. Per quanto apprezzato, il mio intervento è caduto nel vuoto e la variegata maggioranza burlandiana a trazione PD ha graniticamente approvato la strana vendita ad ARTE.
E si noti che apparentemente veniva autorizzata la vendita “del patrimonio immobiliare degli enti del settore regionale allargato non impiegato in via diretta per lo svolgimento della attività istituzionali da parte dei suddetti enti ovvero per il quale sia prevista la destinazione ad altro utilizzo”, ma – come detto- nell’elenco finiva anche l’area di Quarto, nonostante i molti servizi allora (e ancora oggi) presenti.
Di quell’intervento riporto solo un estratto del verbale quasi testuale, un estratto che penso sintetizzi bene lo spirito con cui ho seguito e sto seguendo passo-passo questa vicenda:
“Io credo che un consigliere regionale serio, di maggioranza o di opposizione, non dovrebbe votare un bilancio senza avere consapevolezza delle conseguenze economiche. Perche’ si assume una responsabilita’ personale. Prima o poi qualche cittadino si documentera’ e pensera’: “Io voglio andare a parlare con quelle persone che hanno determinato questa fregatura e voglio chiedergliene conto.
Infatti un Consiglio Regionale che non si documenta, neppure in termini economici, di quelli che sono gli effetti delle sue decisioni e’ irresponsabile. E le persone irresponsabili non dovrebbero essere chiamate ad amministrare le cose private e non dovrebbero essere tanto piu’ chiamate ad amministrare le cose pubbliche.”. Visti gli ultimi sviluppi temo che dovrò ripetere le stesse parole domani in consiglio Regionale.
28 Dicembre 2011: Approssimazione: il disegno della Giunta Burlando mostra subito delle crepe.
Nemmeno una settimana dal voto in Consiglio e partono i primi casini: la ASL3 ci ripensa, su Quarto smentisce sé stessa e con la delibera 1429 del 28 Dicembre 2011 mette nero su bianco quanto riporto:
“… il reperimento di immobili nei quali trasferire quota parte delle attività attualmente ubicate all’interno della suddetta area di Quarto, con adeguate caratteristiche e/o ubicazioni spaziali, comporterebbe sia in caso di acquisto in proprietà sia in caso di acquisizione in locazione, l’assunzione di oneri diretti ed indiretti di fatto non bilanciati, in un’ottica di efficienza dell’azione amministrativa di sistema, dalle risorse ricavabili dalla relativa alienazione.”.
Come dire: questa operazione – al di là dei problemi di ARTE, di cui dirò dopo – non sta in piedi dal punto di vista economico. Almeno per Quarto i costi per la ricollocazione dei servizi erano spropositati rispetto ai ricavi previsti dalla vendita (figurarsi rispetto a quelli che saranno i ricavi effettivi!).
ASL 3 sulla base di queste considerazioni si opponeva alla vendita di 3 padiglioni dell’area di Quarto e prevedeva di mantenere funzioni sanitarie all’interno di una enclave circondata da un lato dalle aree vendute da Burlando a Fintecna nel 2007 (delibera ASL 3 648 del 7 giugno 2007), dall’altro dalle aree che sarebbero state vendute da Regione ad ARTE di lì a poco. Piccolo particolare: se il progetto di ASL 3 si fosse realizzato gli ambulatori ASL sarebbero rimasti privi di accesso carrabile e di posteggi a servizio.
29 Dicembre 2011: via dalla lista dei beni venduti una parte di Quarto, il prezzo scende a 76 milioni
La Regione recepisce la richiesta della Asl 3 e con delibera n. 1712 del 29 dicembre 2013 esclude dalla lista degli immobili venduti dalle Asl alcuni padiglioni dell’ex manicomio di Quarto.
30 Dicembre 2011: ARTE stipula l’apertura di credito.
In vista del pagamento del prezzo dovuto a Regione Liguria per l’acquisizione degli immobili ARTE stipula con Banca Carige un contratto di apertura di credito ipotecaria avente ad oggetto un importo massimo di 79 milioni di Euro con scadenza 30.12.2013 (che ottimismo!) e l’interesse variabile dell’Euribor + 5%.
20 Febbraio 2012: la gara di appalto “al ribasso” per l’assistenza ai pazienti psichiatrici.
Con deliberazione del 20/02/2012 la Asl 3 indice una gara d’appalto per l’assistenza ai pazienti psichiatrici ancora oggi ospitati presso l’ex Ospedale Psichiatrico di Quarto, senza prevedere necessariamente l’assistenza fosse garantita anche per il futuro nell’ambito cittadino. Questo provvedimento ha trovato l’opposizione dei parenti di alcuni pazienti; hanno presentato ricorso al Tribunale di Genova e questo ha poi dichiarato cessata la materia del contendere solo perché nel frattempo la Asl e la Regione hanno fatto marcia indietro (anche su questo fronte) e revocato la gara di appalto.
26 Aprile 2012: torna in pista l’anticipazione di cassa da Regione ad ARTE
A seguito di diffida formulata a livello romano dal Tavolo di verifica degli adempimenti sul piano di rientro dal disavanzo sanitario a Regione Liguria per non aver provveduto ancora ai pagamenti, la Giunta corre ai ripari: il 26 aprile viene reinserito nel testo dell’art. 22 della legge 22/2010 il riferimento all’anticipazione di cassa da Regione ad ARTE (sì, proprio quello che era stato eliminato a dicembre). Il 27 aprile viene approvato uno schema di convenzione Regione – ARTE: la Regione si impegna a versare all’Azienda Regionale per l’edilizia residenziale pubblica 60.945.000 Euro che quest’ultima dovrà restituire entro dicembre 2012.
Peraltro la Regione si impegna a non richiedere la restituzione anticipata dell’importo “anche nell’interesse di eventuali terzi finanziatori”; in sostanza la Regione fornisce ad ARTE le risorse necessarie per abbattere l’esposizione di ARTE derivante dall’apertura della linea di credito presso Banca Carige che ARTE ha dovuto accendere per acquistare gli immobili della Regione. E mediante l’anticipazione di cassa – che si ripeterà negli anni successivi, salvo piccoli accorgimenti volti ad aggirare le contestazioni del Governo – la Regione fornisce a Banca Carige una garanzia che si affianca alle ipoteche sugli immobili.
10 agosto 2012: ed ecco tornare anche il prezzo differito!
Con legge dell’agosto 2012 (29/2012) la maggioranza burlandiana completa il capolavoro giuridico. Il testo della legge 22/2010 viene ulteriormente modificato e reinserito il prezzo differito. Per legge ARTE viene obbligata a versare alla Regione anche il corrispettivo del maggior valore che gli immobili acquisiti dalla Regione a fine 2011 hanno acquisito nel frattempo a seguito dei cambi di destinazione d’uso, aumenti di volumetrie autorizzate… La vicenda ha un che di surreale: il venditore Regione (avvalendosi della circostanza di essere anche legislatore, oltre che dominus di ARTE) impone per legge all’acquirente – peraltro 8 mesi dopo l’avvenuto passaggio di proprietà – di pagare un supplemento di prezzo.
Povera ARTE, cornuta e mazziata! Ma quale società non avrebbe fatto ricorso innanzi a qualsiasi organo di giustizia a fronte di un sopruso tanto grande?
Fine 2012: l’esposizione di ARTE aumenta
E invece no, ARTE non batte ciglio ed amplia di 27 milioni l’importo della apertura di credito stipulata con CARIGE. Allo stesso modo la legge regionale 51 del 21 dicembre 2012 autorizza nuovamente la Giunta regionale a concedere anticipazioni di cassa ad ARTE di Genova nella misura dell’80% del corrispettivo delle operazioni disciplinate dall’art. 22 della legge 22/2010. L’importo dell’anticipazione di cassa autorizzata sale a 82.700.000 Euro ed il 28 dicembre 2012 ARTE versa a Regione il famoso supplemento di prezzo.
Febbraio 2013: i rilievi del Governo sull’anticipazione di cassa
Il Governo formula i primi rilievi sull’anticipazione di cassa garantita da Regione ad ARTE in relazione alla dismissione del patrimonio; in sostanza – se ben capisco – ipotizza che l’operazione mascheri indebitamento regionale ed in quanto tale possa essere impugnata per violazione dell’art. 81 Cost..
La Regione corre nuovamente ai ripari: dapprima viene promossa l’ennesima modifica legislativa con cui viene eliminato il collegamento formale fra anticipazione di cassa e cartolarizzazione, quindi l’importo massimo autorizzato dell’anticipazione stessa viene fissato al 25% del patrimonio immobiliare di ARTE, pari a 92 milioni di Euro.
Cambia la forma, ma non la sostanza: anche se Regione Liguria non lo esplicita più l’anticipazi
15 Ottobre 2013: le contestazioni degli ispettori del Ministero dell’Economia e delle Finanze
A ottobre 2013 per Regione Liguria squilla un nuovo campanello d’allarme sull’ ”affaire roulette russa”. A seguito di un’ispezione svolta fra il maggio ed il giugno di quell’anno, gli ispettori del MEF – insieme a molte altre contestazioni – accendono un faro sulla situazione contabile di ARTE Genova. Predispongono una tabella dalla quale risulta che dal 2009 al 2011 il debito dell’Azienda è salito da 21 milioni e 719 mila Euro a 102 milioni e 884mila Euro, con un’esplosione del +373%.
I tecnici del Ministero scrivono che “le modalità di dismissione destano qualche perplessità, soprattutto dal punto di vista della sostenibilità economica dell’operazione da parte di ARTE Genova, a causa dell’attuale crisi strutturale del settore immobiliare.” e che “… nel breve periodo ARTE Genova dovrà, certamente, farsi carico di importanti oneri legati all’operazione in argomento (come ad esempio: gli interessi passivi maturati sull’indebitamento bancario, le spese di manutenzione, il pagamento dell’imposta IMU), in guisa da peggiorare ulteriormente la propria situazione economico finanziaria”.
La relazione degli Ispettori sul punto si concludeva con il richiamo ad un giudizio della Corte dei Conti – Sezione Controllo per la Lombardia (531/2011/PAR) in cui si legge che “… in linea di principio non appaiono compatibili con il principio di sana gestione finanziaria cessioni a titolo oneroso di patrimonio comunale ad organismi partecipati, laddove questi ultimi – privi di sufficienti risorse proprie – debbano necessariamente indebitarsi per reperire le relative fonti di finanziamento. Tale ipotesi configura un improprio “collegamento negoziale” tra il contratto di vendita del patrimonio comunale dell’organismo partecipato – di per sé legittimo – ed il negozio di mutuo attraverso cui l’organismo partecipato paga al Comune il prezzo di acquisto del bene dell’Ente socio. Quest’ultimo consegue, in virtù della complessiva operazione “triangolare”, una forma di finanziamento (solo formalmente) non classificabile come indebitamento in capo all’ente locale medesimo, realizzando un duplice effetto elusivo contra legem sotto il profilo giuscontabile.”. Si può dire che la bocciatura della Corte dei Conti ligure non è arrivata proprio a ciel sereno.
Novembre 2013: l’accordo di programma per Quarto
Grazie al lavoro prezioso di Istituzioni, cittadini ed associazioni (in prima fila il Comitato per Quart, Quarto Pianeta) viene firmato l’accordo di programma fra Regione, Comune di Genova (anche per il Municipio IX Levante) ASL 3 ed ARTE per disegnare per l’ex Ospedale Psichiatrico un futuro diverso rispetto a quello ipotizzato nel dicembre 2011. Non dismissione totale, ma spazio alla Casa della Salute per il Levante, verde, servizi di quartiere, mantenimento dei servizi e dei presidi culturali legati alla storia di Quarto. Senza per questo rinunciare alla valorizzazione immobiliare di una parte della collina.
27 Novembre 2013: intanto l’indebitamento di ARTE galoppa.
A novembre 2013 mi viene fornita copia del bilancio 2012 di ARTE ed ho modo di verificare che l’indebitamento della società ha fatto un ulteriore salto in vanti: dai 102 milioni e 884mila Euro del 2011 a 173 milioni e 736 mila Euro di fine 2012.
Inizio dicembre 2013: la trasferta russa di Regione Liguria alla ricerca di compratori
A dicembre 2013 sono passati ormai due anni dall’acquisto di ARTE, ma nel frattempo neppure un immobile è uscito effettivamente dal perimetro regionale, ARTE non è riuscita a rivendere a privati neppure un appartamento. Ed ecco l’idea risolutiva: trasferta ligure in Russia per riuscire a piazzare sotto il Cremlino ciò che non si riesce a vendere all’ombra della Lanterna. Idea suggestiva, ma forse difficile da realizzare (anche per la volontà di vendere “in blocco”). Al momento anche dalla Russia 0 acquirenti.
23 dicembre 2013: E i tempi si allungano…
A dicembre 2013 Banca Carige concede ad ARTE la proroga della scadenza del finanziamento da 106 milioni di Euro al 30 giugno 2015 (ormai dietro l’angolo).
Febbraio 2014: ancora un’anticipazione di cassa.
Anche per il 2014 Regione Liguria trasferisce ad ARTE quale anticipazione di cassa 80 milioni di Euro che entro fine anno dovranno essere restituiti.
21 luglio 2014: l’operazione ARTE non supera il Giudizio di parifica della Corte dei Conti Sezione Regionale di Controllo per la Liguria.
La decisione 46/2014 della Corte dei Conti ligure non parifica la voce “Passività diverse” del conto del patrimonio “…in quanto non espone l’importo di € 103.378.221,84, derivante dalla cessione degli immobili di proprietà della Regione e delle Asl ad Arte Genova, destinata a copertura del disavanzo sanitario 20111, da qualificarsi quale operazione di indebitamento”.
La relazione della Corte sul rendiconto generale della Regione Liguria dedica oltre 30 pagine a questa vicenda, la ricostruisce nel dettaglio dal punto di vista dei fatti e della corretta qualificazione giuridica.
Il giudizio della Corte è impietoso, menziona anche la circostanza che fino ad oggi neppure uno degli immobili acquisiti da ARTE a fine 2011 è stato venduto e si chiude con il calcolo degli oneri finanziari sostenuti da ARTE nel periodo gennaio 2012 – marzo 2014 per l’acquisto del pacchetto di immobili (6.129.498,43 Euro fra spese bancarie ed interessi passivi).
Le ultime considerazioni della Corte sul punto sono particolarmente allarmanti e fanno riferimento a:
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L’indice di liquidità di ARTE pari a 2,868 (e cioè quasi tre euro di passività a breve scadenza per ogni euro di attività a breve scadenza);
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Il saldo di cassa dell’ultimo trimestre 2013, al 31.12.13, che è di Euro – 1.065.800,52
-
L’attestazione di ARTE secondo cui l’unica possibilità di copertura degli interessi passivi sempre più crescenti derivanti dall’apertura di credito per finanziamento è costituita dai ricavi di vendita del patrimonio immobiliare, ad oggi non ancora realizzati.
Quindi l’invito:
“Allo stato degli atti spetta alla Regione Liguria, nella sua autonomia, trovare le soluzioni ritenute più congrue per risolvere le situazioni in precedenza prospettate”.
Luglio 2014: altro giro di valzer della Giunta Burlando
Nei giorni successivi al deposito del giudizio di parifica della Corte dei Conti ligure pareva che l’intenzione della Giunta regionale ligure fosse quella di ricorrere alle Sezioni Riunite ed approvare comunque il consuntivo 2013 e l’assestamento di bilancio 2014 attenendosi solo in parte ai rilievi dei Giudici contabili (per quanto riguarda la vicenda ARTE l’orientamento pareva quello di adeguarsi all’iscrizione dei 103 milioni nel passivo di bilancio). In un secondo momento si è invece pensato – saggiamente, solo in apparenza – di attendere l’esito del ricorso prima di procedere al voto su consuntivo ed assestamento.
Nel frattempo nulla si è fatto per cercare di disinnescare la bomba ARTE, nonostante proclami del presidente Burlando nel senso di un possibile riacquisto degli immobili da parte della Regione.
8-27 ottobre 2014: la Corte dei Conti a Sezioni Unite respinge il ricorso della Giunta Burlando.
Il resto è cronaca di questi giorni: il ricorso di Regione Liguria dichiarato inammissibile, la fretta imbarazzata della coalizione a guida PD di approvare quanto prima i documenti di bilancio, senza adeguarsi in toto ai rilievi della Corte dei Conti ligure (neppure per quanto riguarda ARTE) e senza attendere la pubblicazione delle motivazioni della Corte a Sezioni Riunite. E poi un’altra discussione che andremo ad affrontare senza aver avuto neppure 24 ore per leggere le carte.
Insomma: le condizioni ideali perché la maggioranza burlandiana possa scrivere un nuovo capitolo del romanzo.
L’importante è far veloce, metterci una toppa prima delle imminenti elezioni. Poco importa se questo e tanti altri problemi che la Giunta Burlando ha generato o non affrontato negli anni, si ripresenteranno – più gravi – a chi verrà dopo. La vicenda di ARTE non è che l’ultima di una lunga serie: Ciclo dei rifiuti, depurazione delle acque, messa in sicurezza dei territori… Tutto scaricato sulle spalle delle prossime generazioni.
In questo caso c’è di mezzo la tenuta economica dell’ente e di una sua azienda strumentale.
Conclusioni.
Francamente fatico ad inquadrare questa storiella in un genere letterario: ha dei tratti comici, altri farseschi, dell’invettiva, del giallo, alcuni elementi della narrativa fantasy (o si tratta di finanza fantasiosa, forse mi confondo), non pochi passaggi drammatici. Dico sul serio, drammatici, perché penso all’impatto che alcune decisioni prese in Regione Liguria negli ultimi anni hanno avuto e potranno avere sulla quotidianità di tante persone che vivono situazioni di disagio: i pazienti psichiatrici ed i loro cari, ma anche gli inquilini delle case popolari e le migliaia di famiglie in attesa di assegnazione. E sì, perché decidere di zavorrare il bilancio di Arte significa zavorrare il futuro di tante famiglie. Meno risorse per l’edilizia residenziale pubblica significano meno manutenzioni e meno alloggi da assegnare a tanti genovesi che non ce la fanno più ad arrivare alla fine del mese, che non riescono più a pagare affitto, bollette, a mantenere i figli. E questo nel mezzo di una crisi economica epocale.
Una storia complessa e con tante sfaccettature. Di certo – direbbe un tale – una storia sbagliata.